A 19 anni ero innamorato di una Spagnola di Murcia. Fui a Madrid per una settimana, lei mi disse di non raggiungerla, che la sua vita ormai era senza di me, che era di nuovo fidanzata.
Il mio padrone di casa a Madrid, parlandogliene, mi convinse alle 11 e 30 di mattina a raggiungerla a Murcia. L'autobus partiva alle 12 e 30, 5 ore di viaggio. Senza nemmeno la garanzia di un ambiente accogliente. Il mattino dopo avevo l'aereo per Milano alle 10.
Partii per Murcia lo stesso, in un autobus della speranza. Arrivai a Murcia rendendomi conto che non avevo idea di dove abitasse. Lei aveva il telefono (scarico) irraggiungibile... cominciai un giro di telefonate immenso, alla fine mi arrivò un messaggio, da un numero che non conoscevo: Teresa ti aspetta, ricordo ancora, di fronte al teatro de Romea.
Arrivo lì, ed ecco che arriva lei, e dopo un po' si vede il ragazzo in lontananza, con gli amici. Non so perché, non avevo paura. Lo odiavo, in terra straniera, senza conoscere nessuno, ma lo odiavo. Lei andò da lui a parlare, non so a dire cosa. Io lo fissavo in lontananza e se ne andò via. Lei tornò, era con la sorella, entrammo in un bar. Il barista fece dei complimenti alla ragazza, ero arrabbiato adesso, non so perché, e gli risposi male. Uscimmo, ci sedemmo sotto un portone. Lei mi guardava, sorrideva, poi seria, poi sorrideva. Ad un tratto mi chiese: perché sei qui? Io: Perché ti amo. Lei: non ti credo, non è possibile. Io: no? Lei: no, gli italiani... Io: non mi credi? Lei: io qui ho una vita... poi le squillò il telefono, rispose, era il ragazzo. Io mi alzai, salutai la sorella, la guardai e dissi: adios.
Andai via, a passo svelto, sperando di non perdere l'autobus delle 19:00. Lo persi.Passai la serata da solo, alla stazione degli autobus di Murcia, parlando con dei marocchini di Casablanca. Riuscii a raggiungere Madrid alle 5:00 del mattino, con l'aereo in partenza alle 10:00.
Ho capito che non c'è mai un lieto fine.