non ne avevo mai sentito parlare e allora sono andato a documentarmi un po' sul sito http://web.tiscali.it/krishnamurti/.



per un neofito in materia devo dire che non mi son sembrati concetti molto chiari e pertanto se con i miei commenti offendo la sensibilità di qualcuno me ne scuso.



"La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla." In parte condivido questa frase, la fede viene condizionata dalle nostre esperienze di vita e pertanto è qualcosa di personale che ognuno vive a proprio modo. D'altra parte, a mio avviso, molte persone hanno bisogno di una guida forte e carismatica che le guidi e in mancanza di una organizzazione che "detti le regole" si rischia di lasciar spazio a sette dai dubbi fini etici ed a integralismi.



"Il mio interesse va a un’unica cosa essenziale: la liberazione dell’uomo. Desidero liberarlo da tutte le sue gabbie e tutte le sue paure, e non dargli una setta o una religione in più, non formulare nuove teorie o nuove filosofie." Se è veramente per questo motivo che ha sciolto l'ordine ha compiuto senza dubbio un gesto lodevole; considerando però (sempre citando il sito) che in seguito a questo gesto "non gli fu difficile trovare il denaro (grazie ai finanziamenti di alcuni benefattori ed alle vendite dei suoi primi libri) per iniziare la sua nuova attività divulgatrice", mi permetto di avere qualche dubbio.



Ho notato un filo conduttore con altre religioni, parla molto infatti di ricerca della verità e della felicità; senza dubbio due cose che stanno molto a cuore all'uomo moderno.



Vorrei a questo punto fare un commento più in generale senza parlare direttamente di jiddu krishnamurti; mi colpisce molto il fatto che profeti e Messia di migliaia di anni fa non hanno mai quadagnato nulla, a livello economico, dal loro predicare; molte sette dei giorni nostri invece prevedono o sono comunque caratterizzate dalle donazioni ricevute dal predicatore da parte degli adepti. Questo, al di là di quanto viene professato, mi lascia molti dubbi sulle reali intenzioni dei predicatori.